Kan Wo ! (guarda me)

Da Emmanuele Silanos – parroco della chiesa di San Francesco Saverio a Taishan, in una periferia di Taipei dal 2007 al 2013 riprendo un articolo scritto sul periodico “Fraternità e Missione” della Fraternità San Carlo Borromeo (1)

Un giorno stavo parlando con un amico nel cortile della mia parrocchia, a Taiwan. C’erano anche tanti bambini che giocavano, come spesso capita (la nostra parrocchia è così: tanti bambini, anche se non sono cristiani, entrano nel nostro cortile perché vogliono giocare).
Quel giorno c’era anche una piccola bambina, che ha 4 anni e che chiamo Mei-Mei, che mi vuole bene perché ci conosciamo da quando lei è nata e io ero appena arrivato a Taiwan: così il nostro livello di cinese è più o meno simile…
A lei piace molto andare sullo scivolo e quel giorno ha cominciato a dirmi: «Shen Fu, kan!» che vuol dire: «Prete, guarda!». E io: «Va bene Mei-Mei, va bene».
E lei di nuovo: «Shen Fu, kan!» («prete, guarda!»). E io: «Va bene, guardo». E lei di nuovo: «Shen fu, kan!»… Allora io le ho detto: «Mei-Mei, io guardo, ma guardo cosa?». E lei, «Kan Wo», cioè: «Guarda me».
Dopo un attimo di silenzio ho cominciato a guardarla. Andava su e giù per lo scivolo e ogni volta aspettava il mio applauso: «Brava Mei-mei, brava!». Una, due, cinque volte… Avanti e indietro, su e giù dallo scivolo: «Brava Mei-mei!» e via di nuovo.
A un certo punto, senza neanche accorgermi, distolgo lo sguardo da lei e riprendo a parlare con l’amico con cui stavo chiacchierando poco prima. Sennonché, dopo un po’, mi giro e vedo che la “Mei-Mei” è lì, che mi guarda. Silenziosa, con l’aria delusa. È sempre sullo scivolo, ma non fa più avanti e indietro. È seduta. E continua a guardarmi.
Era come se mi stesse dicendo: «Sì, ma se tu non mi guardi, che senso ha quello che sto facendo? Se tu non mi guardi cosa serve che io faccia avanti e indietro, su e giù dallo scivolo». Ecco, in quel momento ho capito che io sono come quella bambina. Che ciascuno di noi è come quella bambina.
Che ciascuno di noi ha bisogno di essere guardato da qualcuno che ti ama, che ti vuole bene e che ti dice che quello che fai ha un senso. Altrimenti, che senso ha tutto il mio impegno nella vita, tutto il mio andare avanti e indietro, il mio lavoro, la mia fatica, se non c’è uno che mi guarda adesso, uno che mi ama e mi vuole bene?
Ecco, il Natale è la festa che ci ricorda che Dio da sempre ci guarda e ci vuole bene, al punto che decide di farsi come noi per poter stare con noi sempre e dirci che quello che facciamo ha un senso, perché c’è Lui che ci vuole bene e ci guarda. Noi siamo a Taiwan per dimostrare a questo popolo che c’è qualcuno che li guarda e li ama. E possiamo farlo perché siamo a nostra volta guardati e amati.
Ma Gesù è anche quel Dio che ha deciso di diventare piccolo come noi, piccolo come te e me, piccolo come un bambino piccolo. E ci chiede la stessa cosa che chiedeva quella bambina: «Guarda, guarda me».

Quando la mia seconda figlia era piccola non sapete quante volte mentre ero distratto (in genere di fronte alla tv) mi prendeva il mento e lo girava verso di lei dicendo “guarda me!”.

Brigante ricognitore


Fonti
(1) https://it.clonline.org