I figli che non vogliamo

Ho appena terminato la lettura dell’articolo di Ritanna Armeni (1) dove – assieme alle genuflessioni di rito da tributare al mondo nuovo (meno male che abbiamo conquistato il diritto all’aborto, meno male che le “cattive ragazze” di oggi sono  più sveglie delle generazioni precedenti, etc.) – compaiono alcune osservazioni di inattesa sincerità:

– anche loro fanno parte della schiera dei tanti per cui i desideri non conoscono limiti e basta che qualcosa sia voluto perché sia ottenuto
– la maternità è uno di questi: pronta a riapparire quando c’è il desiderio. Il corpo obbedisce, si adatta, la scienza soccorre, il progresso agevola. Non è così. Ci sono tempi, organi, cicli che non dipendono completamene dalla nostra volontà. Questo avrei voluto dire, ma non l’ho fatto.
– che cosa può avvenire, e in parte sta già avvenendo, in un mondo in cui la maternità non è più voluta perché contrapposta alla libertà? E in cui, inevitabilmente, se non si vuole andare alla estinzione della specie, i figli si fanno per altre vie?
– non sarà che la schiavitù di “Storia di un’ancella” (Margaret Atwood) dove una società autoritaria tutta al maschile divide rigidamente le donne in madri, mogli e serve, si stia realizzando ne “La fabbrica” (Joanne Ramos) dove la sottomissione al potere della ricchezza coinvolge altre donne come carnefici ?

E paragono queste parole a quelle dette da Emma – figlia dodicenne dello sceneggiatore Mattia Torre – che ritira il David di Donatello del padre, morto nel 2019, per la miglior sceneggiatura per il film Figli:

“Figli parla di famiglie sole e bambini che nascono, per questo ringrazio anche le ostetriche che ogni giorno si impegnano per far nascere i bambini e i medici e le infermiere che si impegnano a non far volar via le persone.”

seguito da un lungo elenco di nomi di persone vicine perchè non si può essere genitori senza appartenere a una tribù.

E infine ripenso al monologo “I figli ti invecchiano” (3) dello stesso Mattia Torre (interpretata da Valerio Mastrandrea, poi protagonista del film tratto dallo stesso testo del 2020):

“I figli, quando vengono al mondo, mettono fine con violenza inaudita a quella stagione di aperitivi, feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita.

figli si insinuano nella tua mente in modo subdolo e perverso: se sei con loro ti soffocano, se non ci sono ti mancano.

La vita stessa che credevi di aver incasellato in categorie discutibili, ma tutto sommato valide, o comunque tue, sfugge via. Sei una piccola parte di un tutto più complesso e i gin tonic hanno smesso di darti l’illusione dell’eternità. Sei un pezzo di un grande ingranaggio, […] d’altra parte il tuo cuore non è mai stato così grande.”

All’inizio del Novecento un poeta, Charles Péguy diceva: il vero avventuriero è il padre di famiglia … non c’è cosa peggiore dell’intellettuale ’celibe’, senza famiglia nè comunità.
Riconoscere di essere pezzi di un ingranaggio, essere parte di qualcosa di più grande delle nostre private ambizioni su cui rovesciamo solo rabbia e vanità, può essere la risposta alle “cattive ragazze” che la Armeni non ha avuto il coraggio di dare.

Ciao
Brigante Ricognitore

Fonti
(1) https://www.ilfoglio.it/politica/2021/05/17/news/i-figli-che-non-vogliamo-2397564/
(2) https://it.aleteia.org/2021/05/12/emma-torre-padre-scomparso-vinto-premio/?utm_campaign=NL_it&utm_content=NL_it&utm_medium=mail&utm_source=daily_newsletter
(3) https://youtu.be/siVWXZp8uKI