Nuovo Presidente all’Istituto per la Famiglia: il contrario esatto di Caffarra

Il nuovo preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, mons. Philippe Bordeyne in una intervista su “La Croix”, 8 aprile 2016 (1, 2) enuncia alcune enormità (i grassetti sono miei):
“L’enciclica ‘Humanae vitae’ insegna che i metodi naturali di controllo della fecondità sono i soli leciti.
Bisogna tuttavia riconoscere che la distanza tra la pratica dei fedeli e l’insegnamento del magistero si è ancor più scavata.
Si tratta di semplice sordità ai richiami dello Spirito oppure è il frutto di un lavoro di discernimento e di responsabilità nelle coppie cristiane sottoposte alla pressione di nuovi modi di vita?
Le scienze umane e l’esperienza delle coppie ci insegnano che i rapporti tra desiderio e piacere sono complessi, eminentemente personali e dunque variabili secondo le coppie, ed evolvono nel tempo e all’interno della coppia.

Cardinale Carlo Cafarra
Mons. Philippe Bordeyne

Davanti all’imperioso dovere morale di lottare contro le tentazioni dell’aborto, del divorzio e della mancanza di generosità di fronte alla procreazione, sarebbe ragionevole rimettere il discernimento sui metodi di regolazione delle nascite alla saggezza delle coppie, mettendo l’accento su un’educazione morale e spirituale che permetta di lottare più efficacemente contro le tentazioni in un contesto spesso ostile all’antropologia cristiana.
In questa prospettiva, la Chiesa potrebbe ammettere una pluralità di cammini per rispondere all’appello generale a mantenere l’apertura della sessualità alla trascendenza e al dono della vita. […]
La via dei metodi naturali che implica la continenza e la castità potrebbe essere raccomandata come un consiglio evangelico, praticato dalle coppie cristiane o non, che richiede la padronanza di sé nell’astinenza periodica.
L’altra via la cui liceità morale potrebbe essere ammessa, con la scelta affidata alla saggezza degli sposi, consisterebbe nell’usare dei metodi contraccettivi non abortivi.
Se gli sposi decidono d’introdurre questo medicamento nell’intimità della loro vita sessuale, sarebbero incoraggiati a raddoppiare il loro mutuo amore.
Quest’ultimo è il solo a poter umanizzare l’uso della tecnica, al servizio di un’ecologia umana della generazione
(“Synode sur la vocation et la mission de la famille dans l’Eglise et monde contemporain. 26 théologiens répondent”, Bayard, 2015, pp. 197-198).
A questo proposito sul blog di Magister viene intervistato il prof. Thibaud Collin (3) le cui riflessioni arrivano al fondo della questione: parlare di ecologia umana della generazione fa rabbrividire e indicarla come una sorta di baluardo contro l’aborto lasciando alla coscienza delle coppie la scelta del metodo di regolazione delle nascite equivale a domandarsi: “Devo andare nel tal posto: prendo la bici o l’auto?”

Brigante ricognitore

Fonti
(1) https://www.la-croix.com/Religion/France/Mgr-Bordeyne-Pour-pape-Eglise-doit-jamais-oublier-concret-2016-04-08-1200752164
(2) https://www.sabinopaciolla.com/nuovo-presidente-dellistituto-giovanni-paolo-ii-la-famiglia-non-si-ferma-al-triangolo-piccolo-borghese-di-padre-madre-e-figli/
(3) http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2021/03/16/%e2%80%9chumanae-vitae%e2%80%9d-addio-e-in-arrivo-chi-ne-celebrera-il-funerale/